Medici: allarme carenza ( seconda conferenza FnomCeo)

24Ore Sanità
Giovedì, 2 dicembre 2010
Medici: allarme carenza alla seconda conferenza sulla
professione della FnomCeO
Centoquindicimila medici, oggi compresi nella fascia di età tra i 51 e i 59 anni, ovvero il 38% di
tutta la popolazione medica attiva, andranno in pensione nei prossimi dieci - quindici anni. Tra
questi sono compresi il 48% dei medici occupati in regime di dipendenza dai Servizi sanitari
regionali e Università, il 62% dei medici di medicina generale, il 58% dei pediatri di libera scelta, il
55% degli specialisti convenzionati interni.
Come far fronte a quella che è stata definita una vera e propria "emergenza formativa"? Costruendo
un progetto efficace che si fondi su una maggiore connettività e flessibilità nelle relazioni e nelle
"regole di ingaggio" tra le due grandi "opportunità" a disposizione per la formazione di un medico
di qualità e cioè le Facoltà di Medicina e le strutture pubbliche e private accreditate dei Servizi
sanitari regionali.
È questa la prospettiva dei medici italiani, riuniti il 2 e 3 dicembre prossimi a Roma - al Salone
delle Fontane, via Ciro il Grande 10 (Eur)- nel Convegno «La qualità professionale per la qualità
delle cure», che si svolge nell'ambito della II Conferenza nazionale della professione medica.
«Abbiamo posto il tema della qualità professionale - spiega il presidente della Fnomceo, Amedeo
Bianco - nella prospettiva di rafforzare un fondamento critico per la sostenibilità del nostro sistema
di cure e quindi di quei preziosi valori di equità, solidarietà, universalismo dei destinatari di cui,
oggi, è insostituibile espressione materiale».
Uno dei punti più cruciali e sensibili anche per l'opinione pubblica è il meccanismo della selezione
degli accessi a medicina che deve garantire l'individuazione equa, trasparente ed efficace delle
migliori attitudini a questi studi e all'esercizio di questa professione.
«La moderna Formazione di un medico - continua Bianco - è quindi una complessa "costruzione"
educativa, culturale, tecnico-scientifica, che ha ampi risvolti civili e sociali e rispetto alla quale
occorre condividere le responsabilità, le esperienze, le intelligenze e le competenze di tutti i
soggetti, vecchi e nuovi, con il fine ultimo di tutelare la centralità dei diritti del cittadino sano e
malato».
Sul piano pratico, questo significa costruire un professionista che sappia governare l'evoluzione
delle conoscenze tecnico-scientifiche, avvicinando, nel curriculum formativo, all'acquisizione di tali
competenze quella di contenuti più strettamente umanistici, ovvero l'attenzione alle relazioni con i
pazienti e alle organizzazioni sanitarie, sempre più caratterizzate da complessità gestionali,
tecnologiche e di multi professionalità.
Il «Progetto per la qualità professionale del medico», si fonda su un processo continuo e integrato,
che parte dall'accesso agli studi di medicina e si conclude al termine della vita attiva professionale
deve misurarsi non solo con l'evoluzione dei saperi tecnico-scientifici, ma anche con le nuove
definizioni, i nuovi orizzonti e le diverse legittimazioni culturali e civili che costantemente
ridisegnano gli scopi della medicina e della sanità.
Non solo, quindi, formazione universitaria, ma anche formazione continua post laurea: nel nostro
sistema è purtroppo in forte ritardo una cultura della promozione e della valutazione della qualità
dei professionisti e dei servizi, di standard ed indicatori di performance e competence di singoli,
delle équipes e delle organizzazioni sanitarie, di sistematica produzione e diffusione di buone
pratiche (linee guida, protocolli, percorsi di cura ecc.). Una criticità che sarebbe sbagliato e
controproducente pensare di risolvere affrontandola "dalla coda", attraverso l'esclusivo
potenziamento di modelli burocratici, inquisitori e sanzionatori di controllo.
In questo progetto un ruolo fondamentale deve essere svolto dalle Società medico scientifiche, che
storicamente hanno coltivato la raccolta e la diffusione dei nuovi saperi scientifici e delle nuove
competenze, realizzando al più presto un modello di accreditamento istituzionale, al fine di
garantire il loro riconoscimento in ruoli di interlocutori stabili, affidabili ed autorevoli delle
istituzioni sanitarie e dei decisori in sanità.
Lo stesso nuovo sistema di Educazione continua in medicina (Ecm) può, in prospettiva, offrire al
bisogno di formazione continua dei medici e di tutti i professionisti sanitari non un frammentato e
disorganico universo di soggetti a vocazione formativa, non sempre trasparenti, efficaci ed
indipendenti, ma solo provider in grado di garantire lo sviluppo e la continuità di un sistema
formativo affidabile e calibrato sulle esigenze dei singoli professionisti e delle organizzazioni nelle
quali operano.

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